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Di: Guido Caserza

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Per adesso, a caldo, e in pochissime righe, non avendo ancora letto il libro, ma con l’intenzione di ritornare sull’argomento a libro letto: le recriminazioni personali vanno benissimo, l’osservazione sociologica (che sia spontaneistica o meditata in questo caso non fa importanza). Ma Aldo Nove ha scritto un libro, ovvero ha fatto letteratura. Quindi dovremmo parlare anche di questo. Ora, Sebastiano Vassalli, nella sua nota alla raccolta di racconti “La morte di Marx” scrive: “Dopo aver pensato per vent’anni (credo a ragione) che il presente non fosse raccontabile, ho voluto tornarci per vedere se era cambiato qualcosa.” Ma arriva tardi, ci arriva spompato e non ha capito un cazzo: non ha capito, soprattutto, che era già passato Nove con il suo “Woobinda” che segna, questo sì veramente, una svolta. L’einaudiano rivolto di copertina al libro di Vassalli recita: Vassalli “ci dice che la modernità è finita. Tutto è cambiato e anche la letteratura, se vuole fare i conti con la contemporaneità, non può più essere la stessa che si è scritta o letta fino a pochi anni fa. Dunque questo è un libro di svolta. Sicuramente per Vassalli. Forse anche per la letteratura”. Ora credo (e il mio parere è che il libro di Vassalli sia piuttosto brutto e insignificante) che la letteratura può tranquillamente essere la stessa che si è scritta fino a ieri, credo che Kafka (checché ne dica Vassalli) continui assolutamente a essere moderno ma credo soprattutto (ma, ohibò, mi ricrederò dopo aver letto il libro di Nove? non penso…) che la vera svolta sia quella impressa dal Woobinda di Nove e ora, come immagino, da questo nuovo libro che dovrebbe, sul piano critico, sollevare enormi questini: stile, deletteraturizzazione, epica ecc ecc. Non tutte le cose che ha scritto Nove mi sono piaciute, non ne condivido alcune posizioni ma penso che nei suoi scritti circoli l’aria del grande realismo, del realismo formale intendo (non si pensi a Cassola vi scongiuro), ovvero del realismo che mette a nudo i rapporti di forza che governano, da sempre, la società.
Dovevano essere poche righe, sono state un po’ troppe e scritte di getto. Me ne scuso, ma vogliono, per intanto, valere come invito a parlare anche dell’aspetto letterario dell’operazione. Grazie


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